ABC OdV Testimonianze
Testimonianze ABC
Quando nelle UTIN c’eravamo NOI…
Qui leggerai il nostro vissuto e da qui, se vorrai, potrai parlarci di te e della tua esperienza.
- Perché noi non vogliamo e non possiamo dimenticare.
- Perché ciò che è accaduto a noi e ai nostri figli non deve rimanere privo di significato.
- Perché per cause naturali o per irresponsabilità umane la nostra vita è cambiata.
- Perché vi è una realtà medica che necessita di maggiore supporto.
- Perché alla neonatologia c’è un paziente del tutto speciale.
- Perchè alla neonatologia c’eravamo noi.
- Perché non è stato felice il primo incontro coi nostri figli.
- Perché non volevamo che soffrissero.
- Perché avremmo voluto riportarli a casa.
- Perchè non è al gavage che pensavamo per il suo nutrimento.
- Perché li attendevano solo coccole e carezze.
- Perchè un nostro abbraccio li avrebbe rassicurati.
- Perché la nostra voce li avrebbe addormentati.
- Perché non sapevamo nulla sulla prematurità.
Per questi ed altri mille perché raccontiamo le nostre storie, di quando nelle utin c’eravamo noi…
Lettera per tante mamme come me
Il mio bambino Gabriele è nato prematuramente all’ospedale S.Bambino di Catania ed è rimasto ricoverato lì presso il reparto di neonatologia circa tre mesi.
Sono madre di altri due figli nati a termine e mi sono ritrovata all’età di 46 anni in attesa di Gabriele e con la consapevolezza di tutti i rischi di una gravidanza difficile. Infatti la pressione alta e poi la gestosi mi hanno costretta a partorire il mio bambino, tramite parto cesareo, alla trentesima settimana di gestazione. Gabriele pesava gr. 1010 ed era alto 36 cm. Io, invece, sono stata ricoverata urgentemente nel reparto di rianimazione dell’ospedale Garibaldi di Catania.
Incomincia così il nostro calvario: io in un altro ospedale, lui in incubatrice. Un percorso doloroso pieno di giorni “si” e di giorni “no” , di paure, di pianto e di attimi di felicità. Passano i giorni, le settimane, i mesi ma il contatto e così breve che l’ansia ti assale.
Non potendo allattare al seno il mio bambino, per poterlo alimentare con il latte materno, ho imparato ad usare il tiralatte, rinunciando ancora una volta al “contatto” con lui. Questa esperienza ha causato paure ed insicurezze essendo già un genitore che non si era mai trovato in simili situazioni.
Gabriele è cresciuto molto lentamente, ogni giorno un passo in più. Raggiunto il peso di gr.1200 ha lasciato la terapia intensiva per passare a quella semintensiva. Qui abbiamo iniziato la metodica marsupio ed è stata la sensazione più bella che abbia mai provato in ospedale fino a quel momento.
Avere quel contatto corpo a corpo, sentire il suo cuore battere, toccarlo, accarezzarlo, avrei tanto voluto stringerlo forte a me; conoscevo già la maternità ma questa sensazione aveva per me dell’incredibile. E ‘stato difficile stargli lontano ma tenerlo, ora, fra le braccia e poterlo allattare al seno era un grande evento ed una piccola sicurezza in più.
Con il passare dei giorni miglioravano le sue condizioni ed il suo peso. Gabriele viene trasferito in terapia minima: il giorno delle dimissioni si avvicinava sempre di più.
Il 10/06/05 alle h 14:30 e stato il giorno più felice abbiamo potuto portare Gabriele a casa, anche se con tanta paura. Il bambino pesava Kg. 2.340 ed era alto 43 cm.
Abbiamo trascorso un anno pieno di ricorrenti visite, vaccini ma oggi Gabriele frequenta la scuola dell’infanzia e la sua crescita ed il suo sviluppo sono costanti e regolari.
Ho scritto questa testimonianza per raccontare la mia esperienza ad un’altra mamma che potrebbe vivere la mia stessa situazione, per rassicurarla del fatto che anche se sarà un percorso doloroso allo stesso tempo ti aiuterà a capire quanto prezioso sia il dono della vita. Per questo insieme ed altri genitori abbiamo deciso di fondare la nostra associazione; per promuovere la vita e la crescita umana e per essere un supporto per tutti quei genitori che si accingono ad affrontare l’esperienza di crescere un bambino prematuro.
Se vuoi puoi chiamarci o venirci a trovare e diventare anche tu “uno di noi”. Troverai l’aiuto e l’affetto di altri genitori che come te hanno vissuto questa esperienza. TI ASPETTIAMO.
Simona e Matilde
POTREI DEFINIRE LA MIA ESPERIENZA DI MADRE MOLTO “VISSUTA” ANCHE SE PER ALCUNI ASPETTI INCOMPLETA.
SONO MAMMA DI DUE BIMBE NATE PREMATURAMENTE, LA PRIMA ALLA 32 SETT. DI GESTAZIONE KG. 1340 DOPO IL CALO FISIOLOGICO, LA SECONDA BIMBA NATA A 26 SETT. DI GESTAZIONE GR. 800 DOPO IL CALO FISIOLOGICO.
LA PRIMA GRAVIDANZA TRASCORRE SERENA, NESSUN CENNO DI VOMITO O ALTRO ,FINO ALLA 32 SETT. QUANDO IL MIO GINECOLOGO, DURANTE LA 1 VISITA DI CONTROLLO, SI ACCORGE CHE IL COLLO DELL’ UTERO E’ GIA’ DILATATO E CONSIGLIA UN RICOVERO URGENTE.
CON TAGLIO CESAREO NASCE LA MIA BIMBA, PICCOLA MA SANA, BASTERA’ QUALCHE GIORNO CON LA CAPPETTA DI OSSIGENO E POI AL CALDUCCIO NELLA SUA CULLETTA TERMICA FINO ALLA DIMISSIONE QUANDO AVRA’ RAGGIUNTO IL PESO DI 2.500.
POCHE FRASI PER DESCRIVERE UN GRANDE DOLORE.
SOLO MEZZ’ORA AL GIORNO PER POTER VEDERE LA MIA BIMBA DA DIETRO UNA VETRATA SENZA POTERLA TOCCARE O CONSOLARE.
QUANDO IL GIORNO DELLA DIMISSIONE, DOPO 45 GIORNI, CE L’ HANNO CONSEGNATA E’ STATO BELLO E TERRIBILE:E’ STATO COME ADOTTARE UNA BIMBA FINO AD ALLORA SCONOSCIUTA.
TORNARE A CASA DOPO IL PARTO E LASCIARE IN OSPEDALE TUO FIGLIO NELLE MANI DI ESTRANEI , E’ PER UN GENITORE STRAZIANTE.
PURTROPPO PER ME QUELL’ ESPERIENZA ERA STATA SOLO UN ASSAGGIO DI QUELLO CHE MI ASPETTAVA CON LA 2 GRAVIDANZA…
NONOSTANTE I CONTROLLI E LA PREVENZIONE, GIUNTA ALLA 26 SETT. DI GESTAZIONE LA DILATAZIONE DEL COLLO DELL’ UTERO NON LASCIA ALTRA POSSIBILITA’ CHE FAR NASCERE CON TAGLIO CESREO UN CUCCIOLO DI 1 KG.
A 26 SETT. NESSUN ORGANO E’ SUFFICIENTEMENTE MATURO PER POTER FUNZIONARE DA SOLO, GLI ORGANI CI SONO TUTTI MA OCCORRE L’ INTERVENTO ESTERNO DEI MEDICI PER AIUTARE LA MIA BIMBA A LOTTARE CONTRO LA MORTE.
INTUBATA PIU’ VOLTE NON RIESCE A RESPIRARE DA SOLA, ANCHE DOPO SETTIMANE DALLA NASCITA NON RIESCE A DIGERIRE 2 GRAMMI DI LATTE, A DUE MESI DI VITA UN PROBLEMA NELLA MATURAZIONE DELLA RETINA LA COSTRINGE AD UN INTEVENTO LASER IN ENTRAMBI GLI OCCHI PERCHE’ RISCHIA LA CECITA’.
L’ INTERVENTO ANDATO BENE GLI LASCIA SOLO UNA LEGGERA MIOPIA.
L’ UNICO AIUTO CHE POSSO DARE ALLA MIA BIMBA E’ QUELLO DI NUTRIRLA CON IL MIO LATTE MATERNO.
SO QUANTO SIA IMPORTANTE IL LATTE MATERNO, RICCO DI SOSTANZE NUTRIENTI E DI ANTICORPI, ANCOR DI PIU’ NEI PARTI PRETERMINE IL LATTE E’ PIU’ RICCO DI ALCUNE SOSTANZE E SI ADATTA ALLE NECESSITA DI NUTRIRE UN BIMBO PICCOLO E SOTTOPESO.
CON QUALCHE SACRIFICIO E MOLTA GIOIA RIESCO AD ALLATTARE MIA FIGLIA PER 10 MESI, E PER 8 MESI ESCLUSIVAMENTE CON IL MIO LATTE FINO ALLO SVEZZAMENTO.
NEI PRIMI MESI DI VITA E’ MINUTA MA FORTE, OGGI HA 4 ANNI ED E’ LA MIA GIOIA, SANA, VIVACE, HA GIA’ INIZIATO A LEGGERE E COPIARE SEMPLICI PAROLINE, GUARDANDOLA NESSUNO POTREBBE IMMAGINARE CHE QUESTA BIMBA ABBIA SOFFERTO E LOTTATO COSI’ TANTO.
Stefano
La nostra avventura inizia il giorno in cui a causa di una brutta gestosi ho partorito anticipatamente, esattamente a 29 settimane, il mio angioletto che allora pesava 930 gr. e misurava 36 cm.
I primi giorni sono stati in assoluto i più difficili perché temavamo per la sua vita: era come se mi trovassi in un incubo senza sapere se e come ne fossi uscita. Tante sono state le sensazioni che si alternavano: angoscia, rabbia, paura, sensi di colpa.
Durante il primo mese sembrava si facesse un passo avanti e due indietro, perché il piccolo non riusciva a respirare da solo. A poco a poco le sue condizioni miglioravano e dopo un mese e 22 giorni di terapia intensiva il nostro piccolo è passato in terapia semintensiva e grazie alla “metodica marsupio” ho potuto abbracciare mio figlio per la prima volta: pesava Kg 1,600.
Finalmente potevo sentire il suo respiro, il suo viso contro il mio petto, anche se ancora mi consideravo “una mamma a metà”; ma dal quel momento tutte le paure, i sacrifici, gli sforzi fatti per tirarmi il latte (mi alzavo anche la notte), tutti i brutti momenti trascorsi sono volati via e anche se la strada era ancora lunga e i controlli da fare parecchi, la speranza che presto sarebbe tornato a casa si faceva più concreta.
I l mio più grande rammarico è stato non poter condividere questi momenti di gioia con mio marito perché l’ingresso dei papà durante la metodica marsupio non era ammessa.
I giorni intanto sono trascorsi tra un controllo ed un altro: ecocerebrali, ecocardiografie, visite oculistiche e fisiatriche e tutte per fortuna con esito positivo. A due mesi dalla nascita il mio bimbo è stato trasferito in terapia minima ed io mi sentivo felice perché potevo allattarlo, se volevo, anche tre volte al giorno.
Raggiunto il peso di Kg. 2,400 all’età di 2 mesi e 17 giorni Stefano è stato dimesso, mio marito ha potuto abbracciare suo figlio per la prima volta ed io potevo sentirmi finalmente “mamma al 100%”.
Il mio piccolo da grande lottatore qual era aveva vinto la sua battaglia grazie anche all’aiuto di tutto il personale medico e paramedico dell’ UTIN dell’ospedale S.Bambino che ha mostrato oltre alla grande professionalità anche uno spiccato senso di umanità.
Testimonianza Gessica
Sono rimasta incinta a 24 anni e, come giusto che fosse, pensavo che la gravidanza fosse uno stato naturale soprattutto alla mia età, mi sottoponevo a tutti i controlli ed invece è stato un attimo (o meglio 7 giorni) per passare dal sogno all’incubo. Gestosi. Non mi davo pace, cercavo di capire perchè, cos’è successo? Com’è successo? Dove ho sbagliato? E dopo queste domande hanno lasciato spazio a domande più crudeli “Cosa accadrà?” “Adesso come posso proteggere mia figlia?” Perchè lei era già mia figlia. Mi sentivo impotente e potevo solo pregare con tutta me stessa che qualcuno lassù la proteggesse come io non sapevo non potevo fare… così entrai in sala operatoria. L’ho potuta vedere per un secondo un secondo che non dimenticherò mai: piccola da stare in una mano piangeva ed anche illuminata dalla luce sterile della sala operatoria era bella ed io senti scoppiare un amore viscerale immenso per lei, un amore che non si può descrivere. Sapevo che era una guerriera che ce l’avrebbe fatta, non ho mai smesso di credere in lei.
Dopo due giorni ho varcato la porta della Terapia Intensiva Neonatale (T.I.N.) dell’Ospedale Santo Bambino di Catania. Mi accolse uno degli angeli che lavorano lì. Si perchè i medici e gli infermieri della T.I.N. sono angeli a cui tu affidi la cosa più importante, più preziosa che hai la vita di tuo figlio. Gli angeli ti accolgono con il viso di chi sa quali pensieri ti torturano l’anima e ti spiegano che bisogna avere il camice, lavarsi bene le mani con il disinfettante, ti assegnano un armadietto, che devi attendere che dicano “Avanti i genitori, solo i genitori” per vedere tuo figlio. Perchè la T.I.N. è fatta anche da tante regole.
Poi i giorni passano e tu diventi il più veloce ad eseguire tutto correttamente, perchè sai che ogni secondo con il tuo cucciolo è prezioso.
Passano i giorni in cui si può solo infilare la mano dentro gli oblò dell’ incubatrice per avere quel contatto che da la forza a te ed al tuo cucciolo di andare avanti ed arriva il momento in cui un angelo ti da delle nuove regole: quelle della marsupio terapia. Finalmente potevo tenere mia figlia tra le braccia dopo più di un mese! Ma che paura di farle male: lei così piccola, così indifesa eppure così forte da lottare per il suo posto in questa vita, così mia. A torso nudo con lei accoccolata tutti i pensieri buii ed i sensi di colpa sparivano e rimaneva solo l’amore.
Abbiamo vissuto con mio marito due mesi e mezzo in T.I.N. prima di poter portare nostra figlia a casa. Un’attesa trascorsa nell’incertezza, nella paura, nell’ansia ogni volta che squillava il telefono, nel senso di colpa di non essere riuscita a proteggerla, nel senso d’inadeguatezza di non essere riuscita a portare a termine la gravidanza. Tutto passava quando la vedevi: le volevamo trasmettere solo positività ed amore.
Che dolore quando arriva l’ora dell’uscita e si diventa gelosi degli angeli che restano con tua figlia e dell’incubatrice che tiene tua figlia più di te, ma gli sei anche grata perchè grazie a loro tua figlia può lottare.
Le nostre giornate trascorrevano scandite dagli orari della T.I.N., dalle poppate con il tiralatte, la marsupioterapia, l’allattamento…
Aspettando sempre quella fatidica frase “Avanti i genitori, solo i genitori”. E se l’attesa diveniva un po’ più lunga? Beh cominciavi a chiederti “cos’è successo”? “a chi”? “sarà mia figlia”? E ci davamo sostegno tra noi genitori. Quello che nasce tra i genitori della T.I.N. è un rapporto speciale. Nelle attese si parla dell’ultima poppata, dei grammi presi, del disinfettante che manca nel lavabo, dei camici che scarseggiano. Ci si scambiano numeri, si pianificano incontri annuali. Nella T.I.N tutti i genitori sono pronti a sostenere gli altri.
Passati 71 giorni arrivano le dimissioni e ti sembra irreale preparare tu la cesta i vestitini, dopo tutti quei genitori che avevamo visto uscire con i loro cuccioli e che avevamo invidiato adesso era il nostro giorno. Volevamo portare con noi un angelo, perchè avevo paura di non essere pronta. Poi mi sono fermata ho respirato ed ho capito che l’angelo serviva agli altri bimbi e che per noi quello era l’inizio della nostra vita in 3! Abbiamo ringraziato mille volte tutti gli angeli, ma non è mai abbastanza. Poi ho guardato lei poco più di 2400gr e sapevo di guardare una guerriera ed ero orgogliosa di lei. Di lei che nei suoi soli due mesi e mezzo di vita mi ha insegnato quello che ancora non avevo capito, mi ha fatto fare ordine tra le cose importanti e le priorità della vita. La vita cambia dopo la T.I.N. Ti porti un bagaglio umano incredibile e sei diversa come madre: non dai nulla per scontato, ogni passo è una vittoria. Ti fermi e vedi tua figlia crescere, chiamarti mamma, farti disperare e le lacrime scorrono perchè sai che quello è un miracolo.
Testimonianza di una madre
“Non immaginavo certo di prendere in braccio mio figlio per la prima volta quando lui pesava soltanto 900 gr.. Non nascondo che i primi attimi li ho vissuti con un po’ di imbarazzo, non ero preparata a una simile esperienza, avrei voluto “abbracciarlo” nel senso stretto della parola ma non potevo, era troppo piccolo e avevo paura di fargli male, ma questa sensazione non è durata tanto. Quando medici ed infermieri hanno verificato che il suo saturimetro era al massimo e il bambino respirava con regolarità, allora ho cominciato e sentirmi un TUTTUNO con lui. La metodica Marsupio è stata fondamentale per me e per il mio bambino per ritrovare quel legame, che il parto prematuro aveva tragicamente interrotto; ha procurato notevoli benefici sul piano psicologico di entrambi, ed è stata terapeutica specialmente quando vedevo che il mio piccolo, riconoscendomi, elargiva delicati sorrisi.”
Era troppo presto
La nostra testimonianza sull’esperienza della prematurità ha lo scopo di far sapere ad altri genitori come noi che non sono poi così soli, che altre mamme ed altri papà hanno affrontato e stanno affrontando una situazione analoga e comprendiamo,quindi, esattamente le sensazioni e le emozioni che stanno vivendo.
Ci auguriamo di essere utili e per quanto difficile sia anche di conforto.
Consapevoli, poi, che le nascite pretermine sono, purtroppo, in aumento e le informazioni relative alla problematica non hanno ancora raggiunto un’adeguata diffusione, abbiamo deciso di riunirci, insieme ad altri genitori, in associazione. Per questo è nata l’Associazione Bambini in Crescita (ABC)
Vogliamo reclamare “il diritto inalienabile alla Vita” che il bambino prematuro non può, per ovvi motivi, reclamare e che per gli stessi ovvi motivi rischia di esserne privato o di riceverne un surrogato che potrebbe poi risultare poco efficiente od inefficace. Vogliamo dar voce alle problematiche dei genitori che insieme ma in modo diverso vivono questa esperienza perché “la diade madre-bambino è un unico organismo psicobiologico” e il padre ne è parte integrante.
Vogliamo poi dire ai genitori che il bambino prematuro è un bambino speciale, ed è tanto forte quanto piccolo proprio perché il suo primo respiro lo fa per la lotta alla sopravvivenza ed è per questo motivo che merita di ricevere tutto l’amore dei genitori , il calore del personale medico e paramedico e quanto di meglio il nostro sistema sanitario possa offrirgli.
Forse è vero che essere genitori è il mestiere più difficile al mondo ma per noi diventarlo lo è stato ancora di più.
ERA TROPPO PRESTO
Come tutti i parti prematuri anche questo ha causato panico, ansie, paure. Noi genitori non eravamo certamente preparati a vivere un’esperienza simile e per quanto siamo grati a tutti coloro che ci sono stati accanto con la preghiera, con il sostegno pratico e morale, questa esperienza ha lasciato un segno indelebile nelle nostre vite che solo il tempo, credo, potrà alleviarne il dolore.
Le condizioni di Michele (gr.930 alla nascita) erano decisamente più gravi rispetto a quelle di Alessandro (gr.1032 alla nascita). Già in utero aveva perso gran parte del liquido amniotico, da tre giorni non si muoveva, era stanco e vani sono stati i tentativi di rianimarlo: ci è stata chiesta l’autorizzazione al Battesimo e a sole quindici ore dalla nascita il suo cuoricino non batteva più. Il nostro piccolo va in cielo lasciando noi genitori e tutti coloro che lo attendevano con gioia con un vuoto incolmabile e con mille domande senza risposta.
Le condizioni di Alessandro, un po’ meno gravi, peggiorano nel momento in cui il suo fratellino lo lascia (forse perché è un gemello? o perché comunque presentava tutte le caratteristiche di un’immaturità estrema?). Temiamo pure per lui ma in pochissimo tempo, da grande lottatore, il nostro piccolino comincia a reagire: manda la flebo fuori vena, si dimena, non vuole più il respiratore, vuole essere autonomo, vuole farcela per lui e per Michele.
Giorno per giorno gli venivano effettuati scrupolosi controlli (analisi, ecocerebrali, visite cardiologiche, fisiatriche ed oculistiche) e scoprivamo così che non soltanto il nostro campione cresceva ma che i suoi organi stavano seguendo uno sviluppo regolare.
Per circa due mesi Alessandro si è nutrito con il latte materno anche tramite allattamento al seno (fondamentale per ogni neonato specialmente se prematuro), cresceva a vista d’occhio; la metodica marsupio, poi, è stata determinante per me e per il mio bambino, ci ha permesso, di ristabilire in parte quel legame fisico e psicologico che il parto prematuro aveva bruscamente interrotto.
Si comincia a parlare di dimissioni quando alla visita oculistica emerge una ROP (retinopatia del prematuro)ad un II stadio avanzato.
Il bambino è stato portato all’ospedale S. Marta di Catania per essere sottoposto ad un trattamento laser che doveva essere risolutivo al problema. Ma come se non bastasse in sala operatoria ci si è accorti che la sua era una ROP “particolarmente veloce ed aggressiva” e che il trattamento non era stato in grado di arrestare quella cresta di vasi che impediva alle retine di attaccarsi agli occhi per cui era necessario ricorrere ad un secondo trattamento più efficace, si, ma più aggressivo : la crioterapia. Alessandro ritorna in sala operatoria.
Questo secondo trattamento ha avuto un buon esito soltanto nell’occhio destro; purtroppo per l’occhio sinistro è stato necessario ricorrere all’ultimo tentativo: il cerchiaggio della retina. Non più, quindi, un trattamento laser ma un vero e proprio intervento chirurgico.
Malgrado il bambino fosse molto piccolo ed anche debole, per tutta la durata dell’intervento (45min. circa) la saturazione era ottimale e niente lasciava presupporre che il risveglio sarebbe stato, invece, “difficile”. Tuttavia l’esito dell’intervento è stato positivo e a tre mesi dalla nascita Alessandro viene dimesso.
Il suo rientro a casa ha ridato un senso alle nostre vite, potevamo finalmente avere il nostro bambino tutto per noi, senza vincoli di orari, senza incubatrice, che per quanto utile sia stata non aveva certo il calore e le potenzialità terapeutiche delle braccia di mamma e papà.
Oggi Alessandro porta gli occhiali e gli stanno anche bene. Frequenta la scuola dell’infanzia ed è un bambino forte, intelligente con delle capacità straordinarie.
Ringraziamo vivamente tutti coloro che si sono occupati del nostro piccolo, siamo consapevoli che la tempestività degli interventi ha salvato prima la vita e poi la vista del nostro bambino . Non sarà mai abbastanza la gratitudine che proviamo nei confronti di tutti gli operatori sanitari che si sono presi cura di noi, che ci hanno guidato in un percorso tortuoso e sconosciuto. Grazie di cuore a tutti.
Federico, Gabriele: i miei tesori
Vomito fino al 5° mese, ferro basso, flebo in ospedale quasi ogni giorno.
Piango un giorno, al santo bambino e mi prendono in giro: ansia da prima gravidanza: la pancia è dura dico io, ho paura….sciocca, normale per una gravidanza gemellare…si va avanti.
Eco morfologica perfetta, ecocardiografia altrettanto, compriamo i primi vestiti, le culle il passeggino doppio, facciamo l’ultima gita sereni a Cefalù, poi sarei stata troppo grossa.
I primi dolori che non passano, il 2 giugno mio marito non sopporta di vedermi in quello stato, faccio finta ma non riesco a farlo bene, si vede che soffro, ospedale, miolene, un farmaco tedesco fatto giungere apposta e poi… il 6 giugno, davanti a più di 20 specializzandi…è un aborto grida un medico…no, un parto prematuro, urla il mio ginecologo…eccoci, Gabriele nasce quasi subito…anche se io non spingevo, trattenevo le contrazioni, piangevo, non sapevo cosa fare. l’unica cosa certa era che non volevo mio marito: non doveva vedere, almeno lui dovevo proteggerlo…ecco nasce, piange, non lo vedo, viene preso e intubato…il ginecologo urla all’ostetrico che l’altro bambino è trasverso, lo girano e nasce, non piange, è dolore…ecco lo sento…è dolore…poi nulla più.
Il pomeriggio mio marito viene in camera, siamo sbigottiti, impreparati, lui li ha visti, ha fatto loro un video…io non ho più dolore, non sento niente…li vedo…sono piccoli…ho paura…li tocco, non so se faccio loro del male…ho paura…
l’indomani sera, mia madre viene chiamata fuori, mi dice che le hanno chiesto del pacco dono…arriva mio marito,
Federico: sta male, faccio i paini che mi separano dalla neonatologia di corsa, la ferita non la sento, corro, non riesco a piangere, Ricky sta male, non riesco a piangere, dicono che possiamo vederlo…vado, non faccio entrare mio marito, lo proteggo…solo allora mi rendo conto che Federico non sta solo male: è MORTO, lo guardo, è pallido, non scorderò mai l’odore di quella notte, non riesco a piangere…mi giro Gabriele è accanto, sta dormendo: è la vita.
torno in stanza, riesco a piangere, mi danno dei tranquillanti, ho freddo, il gelo mi attanaglia, ho freddo, la mamma non riesce a consolarmi…l’indomani mi dimettono, a mio padre non permettono di vedere il nipote…funerale…fiori, non ne sopporto più l’odore, c’è ancora vita: Gabriele. domenica, squillo di cellulare, sta male….corsa alla neonatologia, gli tiro il sangue dall’addome, lo guardo, lo riconosco, se prima si girava non appena sentiva il mio nome, ora non reagisce…usciamo dalla TNT, tutti felici. dico di non cantare vittoria, non mi allontano fino a pomeriggio, ecco quel trillo infernale, Gabry non c’è più: non voglio che nessuno lo veda, tranne mio marito, lui gli da un bacio, io ho paura del corpo freddo, preferisco ricordarlo dentro la mia pancia o in lotta con i fili della culletta…altro funerale, altro pianto senza conforto: ecco a due anni di distanza quel che mi resta, le piantine che stanno con loro una settimana e che poi travaso sul terrazzo, un vuoto immenso che non riesco a colmare, una vita che non riesco a vivere, 2 video, girati col telefonino che rivedo per rivivere un attimo di gioia…
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